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Mondiali di corsa in montagna a Tirana: un grande Martin Dematteis bronzo individuale trascina l’Italia all’oro a squadre. Oro per le donne che confermano il titolo iridato. Bronzo agli juniores maschili.


Di Piergiorgio Chiampo

Primo mondiale della storia in terra albanese per la corsa in montagna domenica scorsa a Tirana. Un’edizione che ha regalato medaglie a undici delle trentadue nazioni al via, con un buon bottino anche per l’Italia vincitrice di due medaglie d’oro e di due di bronzo. A livello generale tre nazioni su tutte. L’Italia per la compattezza di squadra, gli Stati Uniti oro individuale sia al maschile che al femminile e la Turchia ancora una volta in testa al medagliere, anche e soprattutto in virtù dei risultati dei più giovani juniores. Va detto subito che si è corso in condizioni climatiche e ambientali assai difficili. Il denso strato di polvere presente un po’ ovunque sul tracciato e la calura insopportabile hanno condizionato almeno in parte l’esito delle gare, soprattutto di quella maschile in programma a mezzogiorno. Ed è singolare che a farne le spese siano alla stati alla fine soprattutto gli africani, nella fattispecie gli ugandesi, crollati alla distanza dopo aver dominato a lungo quest’ultima corsa.

Assente dell’ultima ora lo squadrone eritreo (ufficialmente per motivi di mancato visto) è toccato proprio all’Uganda prendere in mano le redini di una corsa veloce sin dall’avvio. Tre i giri in programma di un circuito (complessivi 13 km. con 750 mt. di dislivello)in cui erano comunque condensati sotto l’aspetto tecnico un po’ tutti gli ingredienti di una vera corsa in montagna. Il ritmo frenetico degli africani ha sgranato il gruppo già dopo poche centinaia di metri. Nella loro scia solo l’americano King, più attardati e cauti gli azzurri e il turco Arslan pluricampione europeo. Per oltre metà una corsa senza storia, con gli ugandesi nettamente avanti agli azzurri anche nella classifica per nazioni, nonostante questi ultimi risalgano posizioni trascinati dai fratelli Dematteis . Nell’ultima tornata invece succede ciò che non ti aspetti, una vera ecatombe. Chi soprattutto non ha saputo reidratarsi o ha osato troppo paga a caro prezzo l’errore e crolla e tra questi quasi per intero c’è lo squadrone africano che perde posizioni su posizioni. Thomas Ayeko diciannovenne ugandese (ancora categoria juniores) all’ultimo chilometro ha il titolo ormai a portata di mano con 40” di margine sullo statunitense Max King, ma a trecento metri dalla meta crolla a terra sfinito e disidratato. La sua corsa finisce lì a un passo dalla gloria senza nemmeno poter attraversare la linea del traguardo con le proprie gambe, un destino davvero beffardo e amaro per lui. Così sotto lo striscione è King a fregiarsi del titolo iridato, l’argento va ad Ahmet Arslan e il bronzo, uno splendido bronzo, è preda di un grande Martin Dematteis cui la fortuna ridà in parte ciò che aveva tolto nella passata stagione, quando in condizioni di forma strepitose aveva dovuto rinunciare al mondiale per un infortunio. Dietro a Martin a completare l’eccellente performance degli azzurri il fratello Bernard quarto e Marco de Gasperi quinto. Per il bravissimo Bernard un’altra prova di altissimo livello anche se l’ennesima “medaglia di legno” (la terza negli ultimi quattro mondiali) meriterebbe un metallo più pregiato. Eccellente anche la prova di De Gasperi, alle prese con un infortunio ad una caviglia rimediato intorno a metà gara, ma nonostante ciò capace di risalire posizioni sull’ultima salita. Quattordicesima piazza invece per un Gabriele Abate un po’ in difficoltà nella prima parte di gara ma poi bravo a risalire posizioni nel finale, così come Emanuele Manzi finito sedicesimo al suo rientro in azzurro. Ventiquattresimo il sesto degli azzurri Alex Baldaccini che forse più degli altri compagni di squadra ha patito la gran calura, ma che alla luce di una stagione straordinaria nulla va imputato in una giornata in tono minore. Per l’Italia dunque dopo tre anni il ritorno al titolo mondiale, dietro nell’ordine Turchia , Francia, Stati Uniti, Portogallo e Uganda.

A livello individuale gli americani hanno concesso il bis in campo femminile, dove sui due giri dello stesso percorso maschile Kasie Enman ha preceduto di oltre un minuto la russa Elena Rukhlyada mentre la terza piazza è andata alla francese Marie Laure Dumergues, campionessa europea lo scorso anno. Compatta la formazione italiana che ha così confermato il titolo mondiale vinto lo scorso anno in Slovenia. Sul traguardo tre azzurre nel ristretto spazio di 8” con una superlativa Ornella Ferrara al settimo posto dopo una grande rimonta finale, Antonella Confortola ottava nonostante un infortunio rimediato nelle fasi iniziali della corsa e Alice Gaggi ottima nona. Un po’ più attardata l’ex campionessa mondiale Valentina Belotti comunque tredicesima. Italia dunque oro a squadre davanti a Rep. Ceca, Gran Bretagna, Stati Uniti, Russia e Turchia.

L’altra medaglia azzurra come detto è arrivata grazie agli juniores maschili bronzo per nazioni dietro a Turchia e Polonia. A livello individuale oro al turco Adem Karagoz davanti al colombiano figlio d’arte Saul Padua Rodriguez e all’altro turco Murat Orak. Per noi eccellente la prova di Cesare Maestri quinto assoluto a una manciata di secondi dal bronzo. Bene anche Dylan Titon e Andrea Pelissero rispettivamente tredicesimo e quattordicesimo, con il quarto degli azzurrini Marco Barbuscio trentasettesimo.

Settimo posto finale invece per le juniores nelle gara che ha regalato l’ennesimo titolo a squadre alla Turchia innanzi a Romania e Slovenia. A livello individuale oro invece alla Slovena Lea Enfalt, allieva già prima quest’anno nello Youth Challenge. Alle sue spalle argento per la turca Cesminaz Yilmaz e bronzo alla romena Ionela Dragomir. Ottima la dodicesima piazza della nostra Silvia Zubani e positivo anche l’esordio di Ilaria Dal Magro diciannovesima. Ritirata invece nelle battute finali Letizia Titon.

Giancarlo Costa

Snowboarder, corridore di montagna, autore per i siti outdoorpassion.it runningpassion.it snowpassion.it e bici.news. In passato collaboratore della rivista SNOWBOARDER MAGAZINE dal 1996 al 1999, collaboratore della rivista ON BOARD nel 2000. Responsabile tecnico della rivista BACKCOUNTRY nel 2001. Responsabile tecnico della rivista MONTAGNARD e MONTAGNARD FREE PRESS dal 2002 al 2006. Collaboratore della rivista MADE FOR SPORT nel 2006.